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SPEAKER BUREAU
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STEFANO GREGORETTI

44 triatlon, 7 ironman, 12 ultra trail e poi?

A un certo punto Stefano capisce che le competizioni non gli bastano più, capisce che gli manca qualcosa. E così passa alle grandi traversate esplorative, alla ricerca dei punti bianchi sulle mappe in questo nostro bellissimo pianeta, in parte ancora inesplorato. Dall’Artico all’Atacama, al Namib, alla Kamchatka, migliaia di chilometri percorsi, al caldo o al freddo estremi, Stefano ha la capacità di affrontare queste dure prove grazie alla preparazione fisica e mentale. Certo, non sempre tutto va come programmato, e anche gli imprevisti hanno bisogno di allenamento.

“Ci vuole un sogno, amare la fatica, essere pronti ad affrontare le difficoltà e a sentirsi nulla nella natura.”

I TEMI
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Esplorazione
Preparazione
Focus
Sesto senso
Team e leadership

Bambino gracile, con la scogliosi e le scarpe ortopediche, appassionato di sport e in particolare di sport in montagna, che crescendo arriva a competere in vari Ironman in Europa e negli Stati Uniti, per poi sentirsi costretto nei percorsi predefiniti delle gare e scegliere la corsa fuoristrada.

Dopo molte imprese, dalla traversata del deserto di Atacama (1.200 km), dell’Isola di Baffin a 51° gradi sotto zero, alla vittoria alla Yukon Arctic Ultra nel gelido inverno canadese, nel gennaio 2018 sceglie la Namibia, il deserto più antico al mondo. In estate, all’arsura dei suoi 55°, una continua ricerca di centimetri di ombra, dove l’acqua è il bene primario per eccellenza. Un mese, 2000 chilometri circa. Un’avventura che parte da un progetto, dall’idea di scoprire luoghi intoccati dall’uomo, che richiedono un grande rispetto per preservarne l’integrità e la purezza. Un progetto che prevede una grande preparazione fisica, tanti sacrifici e la disciplina che ti permette di arrivare alla meta a piccoli passi, giorno dopo giorno, km dopo km. Ma ancor di più necessita di una preparazione mentale, la sola in grado di sostenerti quando perdi l’entusiasmo iniziale, quando incontri problemi e difficoltà, quando la motivazione subisce quel calo fisiologico che sperimenti dopo grandi fatiche. 

È in quel momento che bisogna essere allenati anche a fare ciò che non piace e che non si vorrebbe fare, bisogna essere pronti a sostenere la stanchezza mentale, un macigno più pesante di quella fisica, mantenendo il focus sull’obiettivo, ricordando la meta che hai deciso di raggiungere e il significato che ha per te.

Fondamentale è il ruolo delle persone che ti supportano: hanno il potere di rilanciarti e trasferirti l’energia che un po’ hai perso oppure di prosciugare anche l’ultima goccia di linfa vitale che ti rimane al termine di una giornata di fatiche, di dolori, di emozioni contrastanti.<br>L’esperienza di Stefano in Namibia è quella di un team che non funziona, che diventa l’ostacolo principale al raggiungimento della meta. Perché se le persone del tuo team non condividono il tuo progetto, non capiscono il senso di ciò che stanno facendo, non vengono coinvolti nel processo di ideazione, non possono sentire l’urgenza e l’appartenenza a quell’obiettivo che ti spingono, che ti fanno fare anche ciò che non ti piace, ma lo fai, per una meta comune più importante che ne fa valer la pena.

Spetta al leader, a chi crea l’obiettivo, costruire un team di competenze, di fiducia, di condivisione.

I LIBRI
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