SPEAKER BUREAU
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GIORGIO SERNAGIOTTO

Sulle piste dall’età di 10 anni, nel 1999 eletto a “Studente dell’anno” al più importante corso di guida in Europa che lo lancia direttamente nel mondo del motorsport dal Ferrari Challenge, al GT Maserati, all’Alfa Romeo.

Da pilota della “classe operaia”, come si definisce lui, arriva a coronare il suo sogno di bambino, 3 anni fa competendo alla prestigiosa gara, la 24 Ore di Le Mans. Giorgio è anche coach driver e mentore per altri giovani piloti.

“Sognavo la 24 h di Le Mans fin da bambino, ogni volta che sono lì, mi tiro pizzicotti perché non ci posso credere.”

I TEMI
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Insicurezza
Automotivazione
Focus
Miglioramento continuo
Singolo vs team

Suo padre Renzo era un affermato preparatore di vetture da rally e proprio grazie alla famiglia, Giorgio ha debuttato all’età di dieci anni in Go-Kart. Da quel momento la carriera di Giorgio è stata intensa e costellata di successi. Il 2012 è un anno entusiasmante, quello che lo introduce alla più importante sfida della sua carriera: la 24 Heures di Le Mans, partendo un programma ambizioso ed entusiasmante di preparazione alla gara, il “Road to Le Mans”. Nel 2017 Giorgio e i suoi due compagni di squadra, Roberto Lacorte e Andrea Belicchi, conquistano il 9° posto assoluto alla 24 Ore di Le Mans. Nello stesso anno corrono la European Le Mans Series dove vincono 2 Top 5 del campionato. Il 2018 è il rilancio: European Le Mans Series e 24 Ore di Le Mans, come unico team interamente italiano.

Ci hanno sempre detto che l’insicurezza è negativa, limitante, da nascondere. E se invece non fosse così? Se quella sensazione di inadeguatezza, di mancanza, potesse diventare la molla che spinge a fare sempre di più, a migliorare, ad alzare l’asticella un po’ più in su? Questa è l’esperienza di Giorgio, un “working class driver”, come si definisce lui, che ha corso in tutte le categorie, dalle più basse fino agli Sport Prototipo usate nelle gare di endurance. Oggi è pilota della 24 Ore di Le Mans, la gara più dura che esista, “l’Oscar dell’automobilismo”, una gara che – dicono quelli del settore – decide lei per i piloti, che chiede di performare al 101% per tutta la durata, le 24 ore, sia di giorno che di notte.

Giorgio arriva a questa gara epica quasi per caso: nel 2012 è un pilota affermato di campionati monomarca Gran Turismo, ha vinto la maggior parte delle competizioni della categoria, può tranquillamente  continuare a vincere rimanendo nella sua area di comfort dove è riconosciuto e apprezzato. Ma manca qualcosa: capire che tipo di pilota è, fino a dove è in grado di arrivare, manca l‘opportunità per dimostrare a se stesso quanto realmente vale, per trasformare quell’insicurezza, che gli fa pensare di non essere in grado, in una sensazione di profonda soddisfazione personale. 

L’occasione arriva quando un ambizioso  imprenditore gli chiede di aiutarlo a realizzare il suo sogno di correre la 24 Ore di Le Mans come “gentleman”, cioè come “non professionista”, che per gareggiare ha bisogno di un pilota esperto che lo segua in questo lungo percorso di avvicinamento. E questa diventa l’occasione perfetta per Giorgio per testare sulla sua pelle la corsa più lunga e affascinante del mondo, una prova di coraggio e di forza, per dare tutto al 101%.

La 24 Ore di Le Mans diventa così lo strumento per dimostrare a se stesso di essere un bravo pilota, perché farcela in questa competizione è come ottenere un certificato di garanzia assoluta. La motivazione viene da dentro, dalla propria forza, dai propri obiettivi. È infatti una gara con se stessi, non tanto con gli altri piloti, ognuno viaggia al ritmo del suo team verso il proprio traguardo, una gara dove non si può  barare perché l’arbitro è  il cronometro, senza sconti per nessuno: ogni giro va fatto in un tempo inferiore al precedente, in un vortice di miglioramento e perfezionamento continuo che ti fa crescere, con una fatica lancinante e un mix di emozioni compresse in pochissimo tempo.

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