Il valore del NO!

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“Ci stringiamo tutti attorno alle famiglie di Giulia e di Filippo.”

Credo che questo debba essere l’unico messaggio diffuso in questo momento.

Leggere accuse, contro-accuse e post accorati in difesa di diritti specifici e assoluti, parlando di una ragazza vittima di un orrore, come se fosse la nostra vicina di casa o nostra figlia, è in qualche modo una mancanza di rispetto.
E nessuno nessuno ha pensato che anche Filippo può essere un vicino di casa, o un figlio?

Pensateci bene, solo le famiglie dei due ragazzi hanno diritto di parlare di Giulia e di Filippo.

Come in ogni catastrofe o dramma, credo che la domanda da porsi sia: “Cosa posso fare io per evitare che ciò accada ancora?” Certamente, ci dobbiamo appellare a leggi, giustizia, movimenti per sensibilizzare, promuovere e attivare la protezione, la difesa e la risoluzione.

Ma cosa posso fare io?

Mi sembra che, ancora una volta, siamo più bravi a pretendere una soluzione dall’alto piuttosto che guardare a ciò che possiamo fare concretamente.

Parliamo di femminicidio, di patriarcato, di abuso, di violenza, di mostri, anche in un caso come questo che, più di altri casi, forse dovrebbe insegnarci a collocare quelle parole in una scena che vede protagonisti due ragazzi, due giovani, due persone che avevano ancora tutta la vita davanti per crescere, evolvere e diventare adulti consapevoli.

Adulti consapevoli.

Noi adulti quanto siamo consapevoli? Ci riempiamo la bocca di parole importanti e concetti assoluti e per questo inattaccabili e forse però non ci accorgiamo dell’elefante nella stanza.

Io ho cinquant’anni e i ventenni di oggi sono figli miei.

Figli di un’educazione che ha relegato il “no” nel ripostiglio del sottoscala. Forse siamo stati i primi e certamente abbiamo sempre pensato di fare bene, ma ammettiamolo: non abbiamo fatto bene!

Sapere che il “no” esiste, che esiste il rifiuto, che esiste il conflitto, che esiste l’errore, che esiste il fallimento, che esiste il ceffone che la vita ci dà, anche a sorpresa, e dare la possibilità di prenderlo, vederlo, di sentirlo, capirlo e superarlo, forse è il più grande atto di amore che possiamo fare per i nostri figli, forse è il più grande atto di senso civico che possiamo fare per la collettività.

Invece di evitare il “no” sentendoci la nuova generazione di genitori illuminati, dovremmo abbracciare l’importanza di insegnare ai nostri figli il significato vero e prezioso del “no”. Alleniamoli ad accettarlo e a comprenderne le implicazioni, poiché niente nella vita ha il potere di formare e strutturare una persona quanto l’esperienza del rifiuto.

Il “no” è più di una semplice negazione; è un momento cruciale di apprendimento. Insegna loro a gestire la frustrazione, a comprendere i limiti e a sviluppare la resilienza.

È attraverso il confronto con il “no” che i nostri figli imparano a valutare le situazioni, ad adattarsi alle sfide e a costruire le proprie fondamenta per il futuro.

Nel processo di crescita, il “no” li guida nella formazione del carattere e li prepara ad affrontare le difficoltà della vita in modo più equilibrato. Invece di nascondere loro la realtà delle negazioni, facciamo in modo che comprendano che, anche se può essere difficile da accettare, il “no” può essere un prezioso alleato nello sviluppo di una mentalità forte e consapevole.

Insegnare il valore del “no” significa trasmettere ai nostri figli non solo la capacità di accettare la sconfitta, ma anche di imparare dalle esperienze negative e trasformarle in opportunità di crescita. In questo modo, contribuiamo a plasmare individui resilienti, pronti ad affrontare le sfide della vita con saggezza e maturità.

Vogliamo veramente fare qualcosa? Insegniamo ai nostri figli il valore del buio, invece di regalare loro l’illusione che siano sempre in un costante giorno di luce.

E per Giulia e Filippo invece, lasciamo parlare le loro famiglie, che stanno dimostrando amore, senso civico e rispetto molto più alti e grandi di tutti noi.