Il Team Invisibile e “l’invisibilità”: Costruire un’alleanza solida e produttiva in un team 

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Ricordo perfettamente il giorno in cui per la prima volta mi è stato chiesto:

“Che cos’è l’invisibilità?”

Io e Simone Moro eravamo a Bassano del Grappa nella splendida cornice del castello e stavamo presentando il nostro libro Il team invisibile e devo dire che, una domanda così diretta e (all’apparenza) banale mi ha – sorprendentemente visto il tema che stavamo trattando e il titolo (!) del libro – colto alla sprovvista.

È proprio vero che il più delle volte sono le domande considerate “semplici” a nascondere risposte complesse e soprattutto ad arrivare senza troppi giri di parole al senso più profondo di un discorso.

In ogni caso, questa è stata una domanda illuminante che si è portata dietro una risposta complessa e che soprattutto ha dato il via a tutta una serie di riflessioni, ragionamenti e pensieri…

Ripartiamo insieme da lì: che cos’è l’invisibilità?

Che cos’è l’Invisibilità in un team di lavoro?  

L’invisibilità, quella a cui faccio riferimento qui e che è argomento del libro, appartiene a una professione, a un ruolo, a delle dinamiche lavorative, ha a che fare con metodi, processi e relazioni. Appartiene a chi è “invisibile”, rispetto a qualcun altro che è, invece, “visibile”, in una data situazione e in un dato momento.

Nel caso de Il Team Invisibile: Simone Moro è visibile e io sono invisibile insieme a una squadra di invisibili.

Per usare una metafora è come l’invisibilità di chi si muove dietro il sipario di un teatro: macchinisti, truccatori, parrucchieri, sceneggiatori, registi, aiutanti di scena, addetti alla cassa, alla sicurezza…

Uscendo dalla metafora ed entrando in azienda riguarda tutti coloro che sono vicini alla direzione:

l’assistente di direzione, l’ufficio amministrativo, le risorse umane… e da lì in giù verso la base della piramide comprendendo tutti coloro che fanno parte della struttura.

E fin qui è tutto abbastanza “lineare”, ma se torniamo un attimo alle dinamiche da cui è nato il libro e la riflessione che si porta dietro la faccenda già si complica: nel Team invisibile, infatti, io sono anche un po’ visibile. È  una visibilità che ho preteso: ho voluto il mio nome in copertina, la mia bio e la mia foto (almeno sul retro…).

Ma quindi la questione dell’invisibilità si risolve tutta con un non nome o non volto o non palcoscenico (qualsiasi sia la forma) dei non visibili e non conosciuti ai più? 

E nel momento in cui il non visibile diventa un po’ visibile smette automaticamente di essere invisibile ed esce dalla “categoria”? 

No, ed è a questo punto che subentra tutta la complessità che il tema dell’invisibilità all’interno di un team di lavoro viene messa in luce:

non si può etichettare semplicemente al significato letterale (se ti si vede sei visibile, se non ti si vede no). I team invisibili nel mondo del lavoro e nelle aziende hanno a che fare con un certo approccio, hanno a che fare con un certo tipo di visione, attitudine, a come si affronta un lavoro e al ruolo che si ha in un processo, hanno a che fare con delle precise dinamiche di relazione.

L’invisibilità è un ruolo che si sceglie e si impara

Non sempre, anzi forse quasi mai, il mondo del lavoro è “consapevole” delle dinamiche visibile/invisibile che ruoli e strutture aziendali richiedono, e di conseguenza raramente il membro di un team è “messo davanti” alla propria invisibilità. 

Essere “dietro le quinte” è una conseguenza implicita di alcuni ruoli e di alcune mansioni quindi è davvero importante dedicare un po’ di tempo e un po’ di energia per mettere a fuoco i diversi ruoli in un team o in un progetto, così che ciascuno sia consapevole e preparato a svolgere al meglio il proprio lavoro.

A monte, per essere l’invisibile del team ci vuole una scelta consapevole, ci vuole amore per il proprio lavoro, bisogna avere un’etica e una certa centratura per accettare dei compromessi (tra te e te) e restare concentrati sul lavoro e sull’obiettivo bello alto, e per non spostare frustrazioni, problemi e malcontento sulle relazioni all’interno del team e sulle relazioni tra visibili e invisibili.

E, forse, un’altra delle cose che va tenuta bene a mente è che tutto questo in alcuni momenti è facile e in altri può essere difficile e il fatto che a volte possa essere difficile non è un motivo sufficiente per mettere tutto in discussione. Le difficoltà sono parte integrante di tutte le dinamiche professionali, ed esserere consapevoli di queste difficoltà significa solo che dobbiamo imparare ad accettare di fare i conti con ciò che ci sta meno bene e trovare nei nostri obbiettivi e in ciò che ci fa scegliere di essere parte di un team le motivazioni a cui fare appello nei momenti di difficoltà

Poi, è vero, che può anche avere un senso definire i confini dell’accettabile e del non tollerabile, ma sappiamo già che sono/saranno confini elastici. Anche questo fa parte del lavoro invisibile

Quali sono i momenti in cui stare nel ruolo di invisibili è difficile?

Bella domanda!

Per rispondere forse dovremmo considerare su cosa poggia la relazione visibile/invisibile, che se strutturata con consapevolezza e metodo diventa una vera e propria alleanza costruita da:

  • una VISIONE da un lato condivisa spontaneamente e mostrata ogni giorno e dall’altro sposata con entusiasmo e trasporto;
  • il CONFRONTO APERTO bidirezionale, cercato, voluto, promosso e spinto se necessario;
  • la MOTIVAZIONE pretesa – conditio sine qua non – verificata ed evoluta in automotivazione;
  • VALORI condivisi in una visione generale della vita e in un modus operandi. Simone di noi dice che abbiamo in comune il fatto che “sogniamo e abbiamo le mani segnate”, e io sono d’accordo: siamo visionari, ambiziosi, creativi e molto concreti, lavoriamo sodo senza risparmiarci (questo è davvero un punto importante!);
  • la famosa FIDUCIA che si manifesta nella delega totale e nell’assunzione di una altrettanto totale responsabilità;
  • l’ALLINEAMENTO costante che deve essere voluto da entrambe e quando per qualche ragione viene a mancare, deve essere preteso;
  • il RISPETTO anche questo sempre bidirezionale altrimenti l’alleanza non può durare a lungo;
  • l’ETICA dell’elemento invisibile per riuscire a stare dentro i confini del proprio ruolo;
  • il SOSTEGNO e l’INCITAMENTO da parte dell’invisibile al lavoro del visibile – in un rapporto di lunga data rischia di essere l’unico veramente desiderato e voluto dal visibile;
  • il RICONOSCIMENTO da parte del visibile al lavoro dell’invisibile, lungo il percorso e sul risultato;

NOTA BENE: Quando una di queste colonne portanti si crepa, l’alleanza vacilla perché mette in discussione il suo vero valore.

In conclusione

Quindi non è importante che l’invisibile rimanga sempre tale, però è importante che abbia sempre consapevolezza del ruolo e dei confini e che nel caso specifico esca dall’invisibilità con un senso e con decisione, approvazione e sostegno di tutti. 

Quando l’alleanza non è in discussione e per questo è protetta e difesa, la manifestazione dell’invisibile può diventare un ulteriore punto di forza di quella stessa alleanza portandola a prevedere un’estensione della propria originaria visione, del sogno, del progetto.

Portandola a crescere! 

Marianna Zanatta

Simone Moro e Marianna Zanatta sono un team invisibile in costante evoluzione dal 2008. In tutti questi anni il loro modo di collaborare si è adattato al cambiamento delle condizioni esterne, delle esigenze del business e delle rispettive legittime ambizioni.

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