Ho imparato a cadere (forse!) Appunti dal fondo di una buca: ARRENDERSI

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Ritrovarsi improvvisamente incastrati dentro una buca non è una bella sensazione ma purtroppo prima o poi capita a tutti, anche se hai le zampe palmate (e non te ne frega niente se gli altri le guardano male), anche se procedi a testa alta per la tua strada fiero di te e di quello che sei, insomma anche se sei un orgoglioso ornitorinco alle prese con i tuoi sogni e con il “fare” può capitare di aprire gli occhi una mattina e accorgersi di essere finito in una buca… 

Questo è ciò che scrivevo in E se l’ornitorinco cade in una buca?, il 4 ottobre 2021. La buca però era soggetto centrale solo di questo incipit, in realtà poi l’articolo proseguiva sul come uscirne e cosa fare dopo.

Forse anche grazie a questo articolo, un po’ di mesi fa ho iniziato a maturare l’idea di voler esplorare quella buca: come ci si finisce dentro? Che cosa accade quando ci sei dentro? Che cosa esattamente precede l’uscita dalla buca? Lo sapevo ma ben presto me lo sono confermato: si trattava di esplorare la parte più dolorosa e scomoda di una caduta.

Da qui è nata l’idea di scrivere HO IMPARATO A CADERE (FORSE!) Appunti dal fondo di una buca che ho pubblicato da poco, ovvero il 4 maggio, esattamente 7 mesi dopo l’articolo di cui ho appena parlato.

Stare dentro una buca, cercare di capire cosa è accaduto, come si fa a starci dentro e che cosa si fa mentre si sta lì, mi ha portato a fare un percorso di consapevolezza nuovo e interessante e a incontrare il primo grande ostacolo soprattutto, come spiego, per una doer che ha fatto del fare il suo timone a cui aggrapparsi durante la tempesta […] (cit. libro):

la resa.

Come racconto, 

il primo grande insegnamento che ho portato a casa attraverso la mia esperienza è l’importanza di sapersi arrendere. ARRENDERSI non è di certo un sostantivo che appartiene al mio vocabolario, l’ho inserito con molta fatica, è un insegnamento che mi è costato tanto e per questo oggi lo considero uno dei più preziosi.

Secondo la Treccani 

ARRENDERSI /a’r:ɛndersi/ v. intr. pron. [der. di rendere, col pref. a-] 

  • 1. [consegnarsi in segno di resa, anche assol. ≈ [con uso assol.] alzare bandiera bianca, [con uso assol.] capitolare. ↔ combattere (contro), resistere. 
  • 2. (fig.) [cessare di opporre resistenza, anche assol.: a. al destino; ho deciso di arrendermi] ≈ cedere, [con uso assol.] darsi per vinto, [con uso assol.] demordere, [con uso assol.] desistere, [con uso assol.] gettare la spugna, [con uso assol.] (fam.) mollare, [con uso assol.] rinunciare. 

Il punto che ci interessa è il 2, ma andando oltre la percezione negativa abbinata al significato della parola, potremmo dire che

arrendersi è nel cuore di ogni percorso di consapevolezza che decidiamo o ci ritroviamo a intraprendere.

Ognuno di noi, a un certo punto, incontra una situazione che scuote le fondamenta di ciò che siamo e di ciò che pensiamo di poter sopportare, qualcosa che ci spinge oltre i nostri limiti. A volte si tratta di una situazione con cui abbiamo convissuto a lungo, altre volte di un evento improvviso che ci travolge e per il quale le nostre abituali strategie conosciute perché già attuate sono inutili.  Anche se i motivi, i sassi su cui inciampiamo (cit. libro), sono diversi, ciò che accomuna queste esperienze è il potere di farci sentire il vuoto sotto i piedi e, l’attimo dopo, i dolori della caduta.

La nostra mente è programmata per controllare tutto ciò con cui entriamo in contatto, ammettendo ciò che decide va bene per noi ed escludendo ciò che decide non va. È una cosa fantastica, da un certo punto di vista, perché è il suo sistema per tenerci al sicuro e renderci felici. La nostra mente combatte, rifiuta, ignora, si oppone e continua a manovrare per cambiare le situazioni che non vogliamo. 

Ma, non è infallibile! Anzi può essere facilmente fallibile ogni volta che ci ritroviamo in una situazione “non buona” nuova e gli strumenti che abbiamo nella cassetta degli attrezzi non sono sufficienti a contrastarla. A un certo punto, non possiamo continuare a lottare o sappiamo che è inutile farlo e a quel punto decidiamo che è necessario intraprendere un percorso sconosciuto.

E qui inizia la resa: quando ciò che conosciamo – strategie, tecniche, strumenti – non funziona più, dobbiamo riconoscere di averci provato ma altrettanto di aver fallito e dobbiamo aprirci a ciò che non conosciamo.

Ornitorianna la resa avviene quando sappiamo di non sapere

La resa avviene quando sappiamo di non sapere. Arriva quando sappiamo che non possiamo pensare o vedere la nostra strada attraverso il luogo in cui ci troviamo. Arriva quando non abbiamo le risposte. E nella vera resa, non sappiamo se ciò che verrà sarà migliore o peggiore, più confortevole o più terribile.

È tremendamente difficile arrivare alla resa perchè passiamo attraverso dolore, confusione, tristezza e speriment-azioni fallimentari per risolvere la situazione.

Invece – di per sé – arrendersi è facile, e può essere anche un gran sollievo perché in fondo accettando una sconfitta e affidandosi all’inconoscibile quello che ritroviamo è pace e chiarezza.

Pace e chiarezza date dall’accettare di non poter controllare tutto, di non poter intervenire su tutto, di poter cambiare tutto.

Rinunciando a voler rendere la realtà diversa da quella che è, di fatto impariamo a calarci nel momento presente e a vivere appieno questo momento così com’è, senza giudizio e senza volerlo per forza cambiare.

Quando finalmente lasciamo andare il bisogno di controllo e riconosciamo di non sapere, appare l’opportunità più straordinaria: sperimentare direttamente di essere sostenuti da una fonte di saggezza più grande che saprà guidarci anche quando noi non saremo in grado di guardare e vedere la linea dell’orizzonte perché ancora circondati da pareti di terra.

Ricorda:

Stay grounded, keep flying & comevavabene!

Marianna Zanatta

HO IMPARATO A CADERE (FORSE!) Appunti dal fondo di una buca

Ho imparato a cadere (forse)

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When It’s Time to Let Go of Control and Surrender by Nancy Colier

https://www.psychologytoday.com/us/blog/inviting-monkey-tea/201605/when-its-time-let-go-control-and-surrender